Andare a teatro oggi è diventato un lusso che non tutti possono permettersi, eppure, si sa, non sempre è stato così. E non mi riferisco solamente al puro aspetto economico, ma alla concezione stessa del teatro che, alle origini, era ben diversa.
Sebbene la Chiesa nel Medioevo avesse proibito gli spettacoli teatrali, fu proprio all'interno delle chiese che presero vita le prime sacre rappresentazioni, ovvero le messe in scena dei più importanti episodi biblici così che potessero essere compresi anche dalla popolazione che, per la maggior parte analfabeta, doveva assistere a funzioni religiose completamente in latino.
Il primo caso di rappresentazione di un episodio biblico per mezzo di attori fu il Presepe di Greccio, realizzato da San Francesco nei primi decenni del XIII secolo.
Tali spettacoli si spostarono successivamente fuori dai luoghi di culto, per conquistare infine le piazze e le vie delle città.
Nelle contrade di Firenze, le compagnie di attori usavano organizzare dei giuochi, cioè degli spettacoli, “per fare allegrezza e festa”, e ben presto tra i vari rioni si indissero gare a chi sapesse fare gli spettacoli migliori. Ed ecco il racconto del fiorentino Giovanni Villani di ciò che accadde in Borgo San Friano (oggi San Frediano), il giorno delle calende di maggio del 1304, ovvero il primo giorno del mese; racconto che Alessandro D'Ancona riporta nelle sue Origini del teatro italiano.
In fra l'altre, come per antico aveano per costume quegli di Borgo San Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, sì mandarono un bando, che chiunque volesse sapere novelle dell'altro mondo, dovesse essere il dì di calende di maggio in su 'l Ponte alla Carraia, e d'intorno all'Arno; e ordinarono in Arno sopra barche e navicelle palchi, e fecionvi la somiglianza e la figura dello 'nferno, con fuochi e altre pene e martorj, con uomini contraffatti a demonia orribili a vedere, e altri, i quali avevano figure d' anime ignude, che parevano persone, e mettevangli in quegli diversi tormenti con grandissime grida e strida e tempesta , la quale parea odiosa cosa e spaventevole a udire e a vedere, e per lo giuoco vi trassono a vedere molti cittadini, e 'l Ponte alla Carraia, il quale era allora di legname da pila a pila, si caricò sì di gente che rovinò in più parti, e cadde colla gente che v'era suso, onde molte genti vi morirono e annegarono, e molti se ne guastarono le persone, sicché il giuoco da beffe avvenne col vero, e com'era ito il bando, molti per morte n'andarono a sapere novelle dell'altro mondo.
Questa e altre testimonianze di questo tipo, sono gli unici documenti che ci rimangono oggi per poter immaginare cosa significasse “andare a teatro” all'epoca e capire quale ruolo rivestisse il teatro, il medium di massa per eccellenza del tempo.
Com'è noto, nel Medioevo la vita terrena non costituiva che una fase di passaggio alla vita nell'aldilà, di importanza ben maggiore: la condotta dell'individuo mortale decideva il destino della sua esistenza immortale.
Tale concezione del tempo e della vita influenzava non solo il teatro, ma l'intero canone artistico medievale, in particolare le arti figurative rivestivano un ruolo centrale, essendo l'immagine un mezzo efficace ed immediato per istruire la grande massa della popolazione.
Mi vedo quindi quasi costretta a concludere anche questo post con un riferimento alla Cappella degli Scrovegni, a Padova, la cui realizzazione e decorazione per mano di Giotto risale proprio agli stessi anni dell'incidente del Ponte alla Carraia. La Cappella, voluta dal ricco banchiere patavino Enrico Scrovegni, rappresentava una sorta di ex voto col quale poter espiare i peccati, suoi e della sua famiglia di noti usurai. Grazia che poteva permettersi solamente chi disponeva di grosse somme di denaro, quindi. Ma, tralasciando le “regole” del tempo, vorrei invece considerare l'affresco che copre l'intera parete della controfacciata e che rappresenta il Giudizio Universale, leit motiv per eccellenza della storia dell'arte, e non solo quella medievale. E vorrei soffermarmi su un particolare: i due angeli che, rappresentati nella parte superiore, ai lati di una grande trifora, srotolano letteralmente il cielo, quasi a tirare il sipario tra vita terrena e vita ultraterrena, permettendoci forse di poter capire un po' meglio quale fosse allora la concezione del teatro e il suo legame con la vita.
Beh, e va da sé, nel Giudizio Universale lo Scrovegni compare dalla parte dei beati.
Sara
(Per chi fosse interessato, il testo di D'Ancona, che è composto di due volumi, si può trovare in versione digitale sul sito http://www.archive.org/search.php?query=creator%3A%22D'Ancona%2C%20Alessandro%2C%201835-1914%22)
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