Riflessione sull'attuale questione della lingua.
Ricordo che qualche mese fa, era un giovedì sera, s'era riusciti come sempre a fatica a vedere 'Annozero' in streaming, cosa che all'estero appunto è possibile solo per vie non propriamente autorizzate. E come spesso accadeva il giovedì sera, dalle casse del computer uscivano le urla gracchianti del sottosegretario Daniela Santanchè, provocandoci tra l'altro un certo disagio (sia per la cattiva qualità del suono, sia un po' anche per la Santanchè in se stessa). La mia coinquilina tedesca che, grazie alle reminiscenze del latino studiato anni fa al Gymnasium, riesce ogni tanto ad individuare qualche parola di casuali conversazioni in italiano, quella sera si trovava con noi e assisteva apparentemente senza interesse alla trasmissione: mi colpì quindi quando ad un tratto mi chiese “Ma perché continua a ripetere la parola verità?” Lì per lì, devo essere sincera, non seppi cosa rispondere; mi resi conto che effettivamente la parola era già stata ripetuta più volte ed io non ne avevo quasi fatto caso. Perché, quindi?
Capita, a volte, di ripetere una parola talmente tanto che ad un certo punto essa si riduce solamente ad una sequenza di suoni e perde via via il suo significato. A me succedeva quando dovevo imparare le coniugazioni dei verbi (e studiando lingue, per questa fase ci sono già passata varie volte...): io bevevo, tu bevevi, egli beveva, noi bevevamo, voi beveva -va -va -ve -...eh?
Il trucco quindi stava funzionando anche quel giovedì sera, a forza di ripeterla la verità era diventata qualcosa di scontato, cui non ci si faceva più caso ma, soprattutto, non era più verità!
Qui si rischia addirittura di cadere nel filosofico, eppure c'è chi si riempie la bocca di queste parole e ce le fa sentire e risentire. Vorrei considerarne un'altra, cui forse qualcuno a questo punto avrà già inevitabilmente pensato: ebbene sì, libertà. In molti hanno provato a spiegare cosa sia, molti hanno lottato e lottano per ottenerla, molti sanno che non ce l'avranno mai, eppure rimane sempre un concetto difficile da definire in maniera univoca. E quindi quando sentiamo parlare di libertà, la domanda dovrebbe sorgere spontanea: ma quale libertà? La libertà del popolo? La libertà che avremo nel futuro? La libertà che sta a sinistra e che sostiene la causa dell'ecologia? Insomma, c'è libertà dappertutto, e abbiamo ancora il coraggio di lamentarci!
E ce ne sono molte altre di queste parole: amore, per esempio, e ovviamente il suo contrario, valori, emergenza, merito, e la lista potrebbe continuare ancora a lungo.
Ci sono poi parole più volgari che entrano a far parte dell'uso comune, proprio perché anche queste vengono riproposte con una tale frequenza che ci si dimentica del loro essere volgari e non ci si preoccupa nemmeno più di tappare le orecchie ai bambini quando queste vengono pronunciate. Di questi tempi poi tali parole escono allo scoperto con molta più assiduità, sarà la crisi che ci rende tutti più nervosi...
Buttandola sul ridere Niccolò proponeva, qualche post fa, il nome per il nuovo partito, facendo riferimento alle intercettazioni del mese scorso in cui il nostro Paese veniva definito di merda, e proprio da chi del Paese dovrebbe prendersi più cura e dare “il buon esempio”. Ebbene, oggi sempre lo stesso soggetto ha proposto un nome migliore.
Se quindi continuiamo a non badare, come invece suggeriva Totò, andrà a finire che questo trucchetto ci lascerà senza parole!
(Per concludere, vi rimando ad un post di qualche tempo fa, dal blog di Maurizio Viroli sul sito del Fatto Quotidiano: http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/08/25/chi-parla-male-pensa-male/153335/)
Sara
(Nota: non me ne voglia la Santanchè, il post ha chiaramente un tono ironico! In ogni caso di fronte ad un'accusa posso sempre difendermi dicendo che “sono stata fraintesa”, pare che la scusa funzioni...)
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