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Wednesday, 5 February 2014

Toni Bruna, Formigole.


"Percorso artistico? Mi cominceria col dir che no son un artista... diria percorso creativo... xè comincià da subito, da quando che go memoria”

[Percorso artistico? Comincerei col dire che non sono un artista... direi percorso creativo... è cominciato da subito, da quando ho memoria]


Toni Bruna non sembra amare le definizioni né le etichette: artista, poeta, cantante, cantautore dialettale.
Gli strumenti di cui si serve per le sue creazioni musicali devono senza dubbio molto alla sua città d'origine, Trieste, stretta fra il carso ed il mare. Nell'album Formigole (2011) si trovano infatti storie, impressioni, volti, luoghi ben precisi ed angoli dimenticati della città, ma vi giocano un ruolo centrale anche la forza degli elementi naturali, il fascino del mare, la concretezza della terra.
E così come la realtà urbana si fonde con quella rurale, nei testi delle sue canzoni convivono elementi spirituali con elementi decisamente terreni. Ne risultano immagini dai contorni forse non sempre definiti, ma con una decisa carica espressiva.
Tesounasanta è a mio avviso uno dei migliori esempi.

tesounasanta
te ardi come el Monte Grisa
te vedo in testa
un'aureola de neon
o me confondo
cola plafoniera
dela cusina

[seiunasanta
ardi come il Monte Grisa*
ti vedo in testa
un'aureola di neon
o mi confondo
con la plafoniera
della cucina]


Anche la dimensione naturale è, quindi, di centrale importanza per Toni Bruna. Una dimensione basata su elementi semplici, ma essenziali, con cui spesso è necessario confrontarsi per poter vedere con occhi diversi la complessità del quotidiano. Le formiche, o formigole, che danno il titolo all'album, costituiscono per il cantautore un valido metro di paragone...


e le formigole
le sburta avanti e indrio le fregole
co le antene le se stuziga
qualche volte le se piziga
ma po' le se vol ben

e noi altri
restemo solo tra de noi, noi altri
qualche volte se misiemo
con quei altri de là
po' se demo pa'l muso
e restemo incazzai
sì, e restemo incazzai.

 [e le formiche
spingono avanti e indietro le briciole
con le antenne si stuzzicano
qualche volta si pizzicano
ma poi si vogliono bene

e noi
restiamo solo tra di noi, noi
qualche volta ci immischiamo
con quelli dall'altra parte
poi ci meniamo
e rimaniamo incazzati
sì, rimaniamo incazzati.]

Toni Bruna si affida alle sonorità di quella che per lui è “l'unica lingua possibile”, ovvero il dialetto triestino, che non costringe il processo creativo entro i limiti e le restrizioni di una lingua che non sia quella “madre”. Anche nella scelta del mezzo di espressione, infatti, Toni Bruna prende le distanze da categorie prestabilite: 

“no me piasi sta roba delle definizioni: el dialeto, la lingua (…) me piasi più l'idea che la lingua xè una roba che nassi spontaneamente, per la necessità che ga la gente de comunicar (…) no xè che te metterà 'desso la lingua in scatola, no? No te pol, la lingua xè viva e te devi accettar che xè cusì”
[Non mi piace questa cosa delle definizioni: il dialetto, la lingua (…) Mi piace più l'idea che la lingua sia qualcosa che nasce spontaneamente, dalla necessità che ha la gente di comunicare (…) Ora, non è che si possa mettere la lingua in scatola, no? Non si può, la lingua è viva e bisogna accettare che è così]

Copertina dell´album Formigole
(www.tonibruna.com)

Toni Bruna in rete:


Buon ascolto!
Sara









*Monte a nord della città di Trieste, sul quale si trova un santuario dedicato alla Madonna, noto per la sua inconfondibile forma che dovrebbe idealmente evocare la lettera “M”.

Saturday, 28 December 2013

Violeta Parra, "El rin del angelito"

Pochi, semplici accordi di chitarra.
Una voce sincera, ruvida, inconfondibile; amata voce del Cile più povero e terreno.
Una vita inquieta, vissuta intensamente, mossa dalla costante ricerca delle proprie radici, nutrita e allo stesso tempo lacerata dalle passioni.
Donna forte ed artista versatile, Violeta Parra canta il lamento di una popolazione intera, canta la vita, la morte, la magia della natura, la rabbia, l'amore.

Sono dolci le parole del Rin del angelito (1966), le lacrime versate per la perdita di una creatura così delicata ne ostacolerebbero il volo "a los cielos". In questi versi, infatti, Violeta denuncia l'altissimo tasso di mortalità infantile, piaga che affliggeva il suo Cile.
Quando la carne muore, l'anima si rivolge alla natura, ricerca se stessa nei colori dei fiori, nel volo degli uccelli, corre sulle colline e di fianco alla luna.



Buon ascolto!                                                                                                                                          
Sara




ya se va para los cielos
ese querido angelito
a rogar por sus abuelos
por sus padres y hermanitos
cuando se muere la carne
el alma busca su sitio
adentro de un amapola
o adentro de un pajarito

la tierra lo está esperando
con su carazón abierto
por eso que el angelito
parece que está despierto
cuando se muere la carne
el alma busca su centro
en el brillo de una rosa
o de un pesecito nuevo

en una cuna de tierra
lo arullará una campana
y hasta la lluvia le limpia
su carita en la mañana
cuando se muere la carne
el alma busca su diana
en los misterios del mundo
que le ha abierto su ventana

las mariposas alegres
de ver el bello angelito
alrededor de su cuna
les caminan despacito
cuando se muere la carne
el alma va derechito
va a saludar a la luna
y de paso al lucerito

¿adónde se fue su gracia?
¿dónde se fue su dulzura?
¿por qué se cae su cuerpo
como una fruta madura?
cuando se muere la carne
el alma busca en la altura
la explicación de su vida
cortada con tal permura
la explicación de su muerte
prisionera en una tumba
cuando se muere la carne
el alma se queda oscura.

    

Se ne va verso cielo
questo amato angioletto
a pregare per i suoi nonni
i suoi genitori e fratelli
quando muore la carne
l'anima cerca il suo posto
dentro un papavero
o dentro un uccellino

la terra lo sta spettando
col suo cuore aperto
per questo sembra
che l'angioletto sia sveglio
quando muore la carne
l'anima cerca il suo centro
nel brillare di una rosa
o di un pesciolino nuovo

nella sua culla di terra
lo cullerà una campana
mentre la pioggia gli pulisce
il suo faccino al mattino
quando muore la carne
l'anima cerca il suo posto
nel mistero del mondo
che le ha aperto la sua finestra

le farfalle allegre
al vedere il bell'angioletto
attorno alla sua culla
camminano lentamente
quando muore la carne
l'anima va dritta dritta
a salutare la luna
passando per la stella del mattino

dov'è andata la sua grazia?
dov'è andata la sua dolcezza?
perché cade il suo corpo
come la frutta matura?
Quando muore la carne
l'anima cerca tra le alture
la spiegazione di una vita
spezzata così in fretta
la spiegazione della morte
prigioniera in una tomba
quando muore la carne
l'anima rimane oscura.

Friday, 1 November 2013

Galeb and the Seagull - Berlin Busking


L'avventura musicale di Goran Erjavec (Galeb) inizia in tenera età con lo studio della chitarra classica, protrattosi per una decina d'anni.
In una giornata d'illuminazione mistica Galeb decide di dedicare anima e corpo al rock'n'roll, e nel giro di un paio di mesi elimina come per magia il suo background classico.
Sono giorni d'abbandono al potere del blues più rurale, d'euforia funky e d'isolamento dal mondo reale (in compagnia del fedelissimo Marco Battaglia al pianoforte con cui collabora tuttora), in cui Galeb si lancia nelle esperienze più disparate nella scena indipendente triestina (NOODLES, Pow Lean, Matteo Bognolo & the Radio Mamas, Giulio Debelli, Abba Zabba).
E' questo il momento in cui sente il bisogno di guidare il proprio progetto musicale, dando inizio ad interminabili giornate con lui,se stesso e la chitarra acustica, in mansarda.
Registrato in extremis un simpatico EP, fugge per 6mesi in quel della Nuova Zelanda: tornato dal pellegrinaggio nella terra degli uccelli con tante nuove idee e propositi decide di dedicare la sua vita a due cose, la musica e la cucina. Inizia allora una collaborazione con quella che dopo diventerà l'emisfero nord della sua musica, vicina di stanza d'una vita: sua sorella Gaia (the Seagull). Ora si dilettano nella tessitura di trame vocali gioiose e accattivanti all'insegna della musica biologica da spiaggia, in vista della loro prossima partenza verso l'altro emisfero con un nuovo album.

Dopo aver girovagato per un anno, gli impavidi galebini si ritrovano nuovamente nella ridente cittadina di Trieste con alle spalle tante nuove storie musicate in maniera 100% biologica!!!!

Friday, 16 December 2011

Sindrome da ventunesimo secolo

Cari lettori,
oggi vi propongo una canzone del cantautore francese Georges Brassens; trovo che le sue parole siano – ahimè – molto vere e molto attuali. Non sarà un caso che proprio in questi giorni mi ritorni in mente!
É del 1972 e fa parte dell'album Fernande. Segnalo, per chi volesse approfondire un po' il testo, il sito Analyse Brassens (purtroppo solo in francese).

Buona lettura, buona visione e buon fine settimana!

Sara

Georges Brassens
La Ballade des gens qui son nés quelque part (1972)


C'est vrai qu'ils sont plaisants tous ces petits villages
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Tous ces bourgs, ces hameaux, ces lieux-dits, ces cités
Avec leurs châteaux forts, leurs églises, leurs plages
Ils n'ont qu'un seul point faible et c'est être habités
Et c'est être habités par des gens qui regardent
Le reste avec mépris du haut de leurs remparts
La race des chauvins, des porteurs de cocardes
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Maudits soient ces enfants de leur mère patrie

Empalés une fois pour toutes sur leur clocher
Qui vous montrent leurs tours leurs musées leur mairie
Vous font voir du pays natal jusqu'à loucher
Qu'ils sortent de Paris ou de Rome ou de Sète
Ou du diable vauvert ou bien de Zanzibar
Ou même de Montcuq il s'en flattent mazette
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

Le sable dans lequel douillettes leurs autruches
Enfouissent la tête on trouve pas plus fin
Quand à l'air qu'ils emploient pour gonfler leurs baudruches
Leurs bulles de savon c'est du souffle divin
Et petit à petit les voilà qui se montent
Le cou jusqu'à penser que le crottin fait par
Leurs chevaux même en bois rend jaloux tout le monde
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

C'est pas un lieu commun celui de leur connaissance
Ils plaignent de tout cur les petits malchanceux
Les petits maladroits qui n'eurent pas la présence
La présence d'esprit de voir le jour chez eux
Quand sonne le tocsin sur leur bonheur précaire
Contre les étrangers tous plus ou moins barbares
Ils sortent de leur trou pour mourir à la guerre
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part

Mon dieu qu'il ferait bon sur la terre des hommes
Si on y rencontrait cette race incongrue
Cette race importune et qui partout foisonne
La race des gens du terroir des gens du cru
Que la vie serait belle en toutes circonstances
Si vous n'aviez tiré du néant tous ces jobards
Preuve peut-être bien de votre inexistence
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part
Les imbéciles heureux qui sont nés quelque part



La ballata di quelli nati in qualche posto
(traduzione di Mario Mascioli e Nanni Svampa)

Sono davvero ameni tutti questi piccoli paesi,
tutti questi borghi, queste frazioni, queste località, queste città vecchie
con le loro roccaforti, le loro chiese, le loro spiagge;
hanno un solo punto debole, e cioè quello di essere abitati
e cioè di essere abitati da gente che guarda
tutto il resto con disprezzo dall'alto dei loro bastioni:
la razza degli sciovinisti, dei portatori di coccarde,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.

Siano maledetti questi figli della loro madrepatria,
impalati una volta per sempre sul loro campanile,
quelli che vi mostrano le loro torri, i loro musei, il loro municipio
vi fanno vedere il paese natio fino a farvi divenire strabici.
Che vengano da Parigi, da Roma o da Sète,
o da casa del diavolo oppure da Zanzibar,
o anche da Montcuq, se ne vantano, caspita,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.

Non c'è niente di più fine della sabbia
sotto la quale delicatamente i loro struzzi nascondono la testa.
Quanto all'aria che usano per gonfiare i loro palloni,
le loro bolle di sapone, è afflato divino.
E, piano piano, ecco che si montano
la testa fino a pensare che lo sterco fatto
dai loro cavalli, anche quelli di legno, susciti l'invidia di tutti,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.

Non è un luogo comune quello della loro nascita,
compatiscono con tutto il cuore i poveri disgraziati
i piccoli fessacchiotti che non ebbero la presenza,
la presenza di spirito di venire alla luce nel loro paese.
Quando suonano le campane a martello sulla loro precaria felicità,
per combattere gli stranieri, tutti più o meno barbari,
escono dal loro buco e vanno a morire in guerra,
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.

Mio Dio, come si starebbe bene sulla terra degli uomini
se non vi si incontrasse questa razza di scorretti,
questa razza molesta e che abbonda dappertutto:
la razza della gente del suo paese d'origine, della gente del posto.
Come sarebbe bella la vita in ogni momento
se tu non avessi tratto dal nulla questi balordi,
che sono la prova, forse, della tua inesistenza:
i beati imbecilli che son nati in qualche posto.


Tuesday, 8 November 2011

Non solo voce: Bobby McFerrin

Bobby McFerrin è un cantante jazz molto conosciuto ed apprezzato, diventato famoso anche per gli amanti di altri generi musicali nel 1988 con la celeberrima Don't Worry, Be Happy. Come succede spesso per innumerevoli canzoni altrettanto famose, di solito si ignora chi sia l'autore di testo e musica. Io, ad esempio, non lo sapevo fino a qualche giorno fa...

Definirlo semplicemente un cantante è però tremendamente riduttivo, come lo è la sola associazione con la famosa hit degli anni ottanta. Bobby fa della sua voce l'unico strumento di gran parte delle sue esibizioni; essa è quindi indispensabile, necessaria e allo stesso tempo sufficiente a tener accesa l'attenzione del pubblico durante un intero spettacolo.

Da poco ho appurato chi si celasse dietro a Don't Worry, Be Happy, e purtroppo non ho avuto ancora il tempo per scoprire un po' della sua musica. Anzi, da quando qualche sera fa ho sentito per caso un suo concerto alla radio, non ho quasi più riascoltato niente di suo.

Tuttavia... le vie della rete sono infinite e, come si può ben immaginare, su youtube si trovano moltissimi video di McFerrin (ed altri sono disponibili sul suo sito ufficiale). Oggi voglio proporvene uno che mi piace particolarmente; si tratta di un duetto improvvisato con la cantante portoghese Maria João. Anche in questo caso, definirla solamente “ jazz vocalist” è troppo poco, ma questo vi sarà chiaro guardando l'esibizione.

Quello che trovo straordinario di questo duetto è il modo in cui i due artisti sembrano capirsi alla perfezione, come, nel gioco dell'improvvisazione, ognuno dei due riesce ad intuire le mosse dell'altro e ad accompagnarle, per così dire. Certo, - come obbietteranno i lettori più esperti di musica – ma l'improvvisazione si basa su delle regole, sebbene agli orecchi meno attenti possa non sembrare; non è mica solo intuito!

Resta il fatto che, per una poco esperta come me, questo è un dialogo che sembra nasca esclusivamente dalla spontaneità dei due artisti. Il pubblico diventa spettatore di un botta e risposta in una lingua nuova, ma che riesce a comprendere senza fatica.


Buona visione!

Sara

Wednesday, 3 August 2011

What's On? Tramonto Arancio!


Cari lettori,

oggi mi servo del blog per segnalarvi un concerto che si terrà venerdì 12 agosto al Castello Formentini di S. Floriano del Collio (Go) e lo faccio inoltrandovi l'invito (semiserio) all'evento (serio).

Se per qualsiasi ragione non riuscite ad andare al concerto, o se, come nel caso di molti, proprio non potrete assistervi per le centinaia e centinaia di chilometri che vi dividono da S. Floriano, leggete almeno quanto segue, magari vi incuriosirà e vorrete così sapere qualcosa di più a riguardo.


Ecco perché vi segnalo anche il sito ufficiale di Tramonto Arancio, l'album che verrà presentato:

http://www.scochet.net/


Buona lettura e buon ascolto!


Sara



Avete già provato tutte le diete senza risultati?

Vi basta guardare un piatto di cevapcici e il vostro girovita aumenta di 8 centimetri?

Spendete un sacco di tempo in palestra, ma l'unica cosa che dimagrisce è il vostro portafolgi?


Non disperate! Potete ancora perdere peso grazie ai consigli di Paolone Lograsso, l'Oracolo di Larderello!

Nel dicembre 1978 Paolone Lograsso (nutrizionista, dietologo e campione europeo di lotta Sumo dal 1998 al 2006) ebbe un'illuminazione, un'epifania (sebbene fosse solo Santo Stefano).

Dopo una leggera cena natalizia* dallo zio Lucullo Lograsso gi apparve in sogno Antonio Gutierrez De La Barriga e gli ordinò di rinnegare tutte le nozioni scientifiche apprese fino ad allora e di intraprendere il cammino mistico del dietologo-sciamanico, che fa dimagrire grazie alla forza dell'endecasillabo sghembo.


Da allora Paolone si esprime, appunto, solo in endecasillabi sghembi e i suoi metodi sono considerati dai maggiori esperti mondiali delle enormi cagate.


Ma tanto si sa che nei momenti di disperazione, per consolarci ci rivolgiamo pure ai ciarlatani, quindi:


Leggete attentamente la seguente dichiarazione rilasciata solo per le lettrici (e, se mettete la "o" a fine parola, pure per i lettori) del Friuli Venezia Giulia!

In meno di una settimana raggiungerete il vostro peso forma E NON LO PERDERETE MAI (ovviamente senza dover fare diete o andare in palestra).


... Silenzio... Parla l'Oracolo...

Vuoi sciogliere i tuoi rotoli di grasso?

Vuoi perdere i salvagenti di lardo?

Ascolta il mio consiglio e con gran spasso,

In forma tu sarai senza ritardo:

Non stare con le chiappe sul divano

(e buta nel condoto i salatini -dèì!-)

Ma chiedi in giro “Dov’è a San Floriano

Lo splendido castel di Formentini?”

Quando già in molti ti avranno risposto

E delle informazioni avrai un bilancio

Annotati che quello sarà il posto

In cui si suonerà “Tramonto Arancio”

Pianifica la gita sull’agenda

E scrivi, al giorno dodici d’agosto,

“stasera, alle ore venti e trenta

lassù ci arrivo IN BICI, ad ogni costo!”

Sudando per la strada inerpicata

Sulle salite lunghe e sui tornanti

Ad ogni singola tua pedalata

Tu brucerai lipidi e carboidranti

La pancia tua diventerà sì piatta,

le natiche saranno così sode

che penserai “la mia vicina schiatta,

se al mare prendo il sole e lei mi vede!”

Giunta al traguardo, tu sarai premiata:

Lì il panorama non teme confronti

e tra le mura antiche allietata

da allegre musiche e sonori canti

Così, per fare festa in compagnia

ingollerai salame e berrai vino

e infine manco mezza caloria

avrai perduto col biciclettino


Tiè!


... L'Oracolo ha parlato.


Che vogliate dimagrire o vi piacciate "così come siete", venite a sentire la presentazione del CD

Tramonto Arancio,

Venerdì 12 Agosto, ore 20.30

al Castello Fromentini,

San Floriano Del Collio

(cercatelo su Google Maps...)


Grassissimi salumi,

P


* Menu della sopraccitata cena

-antipasto: crostini all'olio di palma con lardo di colonnata e pepe verde, ciccioli rifritti al gorgonzola, salame al cardamomo affogato nella sugna;

-primi piatti: tagliatelle alla pancetta e mascarpone, pasticcio di foie gras e guanciale, ravioli burro e noci al pepe bianco;

-secondi: maiale in salsa d'anatra ripieno di cotechino allo zenzero, anguilla arrosta su un letto di casatiello e maionese alle mandorle, abbacchio ai cinque formaggi e pepe rosa, il tutto con controno di

-patate al burro salato, piselli allo speck e verdure saltate in olio di sansa e pepe nero;

-dolci: crostata alla crema di nocciole e anacardi, ricoperta di burro al cacao -magro- del Guatemala, mele fritte ripiene di cioccolato fuso e pepe viola,

-caffè

-idraulico liquido




P.S.: Un altro beneficio dell'ascolto DAL VIVO è che vi permetterà di scoprire l'identità misteriosa dell'autore dell'invito (anche se forse a qualcuno di voi l'iniziale P. suggerisce già qualcosa)

Saturday, 23 July 2011

Banana Republic - video e testo

Sembreranno ovvietà..


Cosa fa di una Repubblica delle Banane una Repubblica delle Banane?
Le banane? 
Il caldo tropicale dai 35 gradi all'ombra?
No, la corruzione.

Francesco De Gregori e Lucio Dalla,
in tournée nel 1979.

" Laggiù nel Paese dei Tropici, 
dove il sole è più sole che qua ... "


Thursday, 30 June 2011

Mezzi di comunicazione

Faites de la musique! è lo slogan della Festa della Musica che ha luogo ogni anno in gran parte d'Europa e non solo. L'idea venne concepita nel 1976 dal musicista americano Joel Cohen, che all'epoca lavorava per la stazione radio francese France Musique. Un'idea che divenne realtà il 21 giugno 1982 per volontà dell'allora ministro della cultura francese Jack Lang.
Lo slogan gioca sull'assonanza tra Faites de la musique, fate musica, e Fête de la musique, festa della musica, ed esprime lo spirito di questa iniziativa: si tratta infatti di una serata in cui tutti, amatori e professionisti, hanno la possibilità di celebrare la musica esibendosi per le strade delle città in concerti rigorosamente gratuiti ed aperti a tutti.
Anche l'università di Göttingen, dove sto portando a termine il mio Master, da tre anni organizza una Fête de la musique, alla quale quest'anno presi parte anch'io, come membro del Coro Ibérico (e non certo in qualità di professionista...).
Ma non è di questo che voglio parlare.
Bensì del Preludio in Mi minore di Chopin (per gli amanti del genere, si tratta dell' Op. 28, n. 4). Tra le varie esibizioni infatti, una ragazza suonò proprio quest'opera. Sebbene non sapessi di che si trattasse prima di leggerlo sul programma, è un brano abbastanza conosciuto.
Ero sicura di averlo già sentito in un'occasione ben precisa e non ci volle molto perché mi ricordassi della circostanza in cui per la prima volta avevo ASCOLTATO e non semplicemente sentito questo Preludio.
L'anno scorso mi capitò di guardare alcune delle conferenze TED; si tengono annualmente in California e vi prendono parte personaggi più o meno famosi che presentano le loro ideas worth spreading, idee degne di essere diffuse, toccando i più diversi argomenti.
Quella che mi ritornò alla memoria qualche giorno fa è la conferenza tenuta dal direttore della Boston Philarmonic Orchestra Benjamin Zander, su musica e passione.
Il video parla da sé. Buona visione!

.


(Chi volesse vederlo con i sottotitoli, vada a questo link http://www.ted.com/talks/benjamin_zander_on_music_and_passion.html; basta selezionarli dal menu in basso a sinistra, dove compare la scritta Subtitles Available in: scegliendo la lingua che si preferisce)


Sara

Friday, 17 June 2011

Forse solo un caso.

Tra le varie cartelle di musica che ho nel mio computer ieri mi è successo di aprirne una che da tempo avevo dimenticato o forse lasciato da parte, magari inconsciamente, in attesa di un'occasione buona.

Ho cliccato su "Piers Faccini": non ricordo bene in quali circostanze né da quanto tempo la sua musica sia apparsa sul mio computer.

Ho scelto, senza pensarci due volte, di ascoltare l'album Two Grains of Sand e mentre i file si caricavano già canticchiavo tra me quelle canzoni cui in passato non avevo mai prestato troppa attenzione.

Questa volta invece sembrava che non avrei potuto scegliere nient'altro da ascoltare. Coincidenza? Necessità?

(Ho pensato a quello che scrive Alice riguardo alla canzone preferita, come essa ad un certo punto decida irrimediabilmente di scegliere qualcuno e come infondo non ci sia niente da fare per evitarlo, se mai si volesse evitarlo)

Mi sono decisa quindi a scoprire qualcosa di più su Piers Faccini. Nato nel 1970 in Inghilterra da padre italiano, come il cognome suggerisce, e trasferitosi ancora bambino in Francia. Ha frequentato l' Eton College, ma ne venne espulso; continuò comunque gli studi alla École de Beaux Arts di Parigi.

La sua carriera come cantante cominciò nel 1996 assieme alla poetessa Francesca Beard (che fino a oggi non avevo mai sentito nominare) quando i due diedero vita al progetto Charley Marlowe.

Ora, questa è un'altra curiosa coincidenza! É chiaro che l'ispirazione per il gruppo coincide con quella di questo blog: sebbene il nome sia un po' modificato, sono sicura che si tratti dello stesso Marlow, con la (voluta) aggiunta di una "e", quasi per lasciarci con un dubbio: sarà il Charles Marlow protagonista-non-protagonista di Heart of Darkness o si tratta invece del contemporaneo di Shakespeare, Christopher Marlowe?

Entrambi, a mio avviso. Due voci narranti, di diversa natura, certo, ma poco importa.

Dal 2004 Piers lavora come solista e ha pubblicato 3 album: l'ultimo è Two Grains of Sand (2009), che contiene molte delle canzoni che, da ieri, annovero tra le mie preferite... molto probabilmente si tratta di una scintilla che in breve tempo si spegnerà e la voce di Faccini tornerà a riposare nascosta tra le cartelle del mio desktop.

Per ora non c'è bisogno di sapere molto altro su di lui e la sua musica; infondo non mi serve, ormai sono stata scelta e per un po' mi accompagnerà, in ogni caso.

(Piers continua comunque a collaborare con Francesca, per mantenere viva la voce di Marlowe)


Sara

Monday, 13 June 2011

Tema: "La mia canzone preferita"

Canzone preferita. Una casellina da compilare nei vari social network a cui ci si iscrive, casellina da riempire anche nella scheda dell'account per l'iscrizione a questo blog. Mi sembra di sentire una bambina di sei anni che chiede alla sua compagna di classe “ma tu, chi ami?”.
Credo vada inteso come uno di quegli elementi che dovrebbero descriverti, che dovrebbero contribuire a delineare la tua personalità virtuale, specchio -distorto a tuo piacimento- di quella reale. Fortunatamente non è uno di quei campi obbligatori contrassegnati dall'asterisco rosso. Se scegliessi di rispondere, cercherei razionalmente una canzone che apprezzo musicalmente, che considero bella, raffinata, magari con un testo d'un certo livello, giusto per darmi un tono. Una canzone che in realtà non ascolto da mesi, ma che tengo nel lettore mp3 per una sorta di riverenza nei suoi confronti. Non mi azzarderei a scrivere il titolo della canzonaccia pseudorockettara che mi fa saltare per strada. Quella non sono io. Certo che no!
Quella canzone non la puoi scegliere, non è come un libro che decidi di prendere leggendo una recensione o ascoltando il consiglio di un amico che ti conosce bene.
...detesto quando gli amici ti piazzano le loro schifose cuffiette nell'orecchio e ti dicono “senti che bella canzone!”..
Quella canzone ti capita. Sei in un bar, in un negozio di vestiti o ad una festa di qualcuno che conosci a malapena.
La senti per caso.
I tuoi orecchi non son più gli stessi, vengono travolti, inondati. La tua attenzione ne è catturata, per un momento smetti di ascoltare l'avventore del bar che ti sta parlando (sempre che tu lo stessi ascoltando); rimani con la maglia che volevi provare in mano, imbambolato; la finisci di fare il simpatico con gli sconosciuti della festa. Per quei due, tre minuti sei da un'altra parte. Quando finisce e torni nella realtà, l'unica cosa che vorresti è riascoltarla. Bella la festa, ah?

Friday, 3 June 2011

SAG MIR WO DIE BLUMEN SIND




Versione tedesca di "Where Have All the Flowers Gone?"
di Pete Seeger e Joe Hickerson, interpretata da Marlene Dietrich.