Wednesday, 7 December 2011

tangram uno

E con un bianchetto ho iniziato a sbianchettare la riga, al di sopra dell'asta di metallo della macchina da scrivere. L'ho fatto come una modella che maneggia lo smalto, o una cinquantenne curata, perché il boccettino era proprio simile. Col pennello, voglio dire, e la cannuccia di plastica che sempre s'incrosta, e ricorda imbianchini e muri fatti di fresco- con il conseguente abbondare sparso di secchi di plastica incrostati e di odore misto sigaretta-gomma-acrilico. È un odore fresco, da autunno o da marzo, come una piscina all'ombra di mattina, ancora deserta. Pulito e freddo insieme,.
La riga era sbagliata, avevo sbagliato tutte le parole, e dire che saranno state cinque o sei in tutto: ma oggi mi sembrano sbagliate anche le virgole. Sulla destra c'è una scatoletta di mentine, un cilindro basso bianco e nero che ruota su se stesso per sputar fuori il pezzo di liquirizia glassata. Da piccolo li smontavo sempre, questi cosi.
Oh, e c'è anche un pupazzetto rosso, credo che fosse qualcosa da un film anni '80, ma davvero ora..
E un trattopen, nero. Tempo fa ne ho visto uno con i cerchietti disegnati sopra. Compratelo per i vostri bambini, gli servirà nell'ora di religione. Religione trattopen rosa. Disegnate maiali e colorate le fotocopie.
La luce è elettrica e gialla, e così bassa da creare una linea d'ombra decisamente curva e decisamente vicina. Ma non è fastidiosa, guardo il passaggio non graduale luce-ombra, le sfumature calde che si impossessano dell'interregno. Sedie di metallo nere.
E invece no, non c'è nessuna macchina da scrivere e non sto scrivendo, sono sul pavimento in una stanza bianca dai soffitti alti. Il cielo oggi è azzurrissimo ma fa freddo, e il sole corre veloce sul pavimento. Sei, otto rettangoli- i vetri con il legno. La luce è molto bella, si riflette e da' vita a strane rifrazioni che sanno di già visto. Io sto qui, la stanza è vuota, non ho fame e non ho sonno, solo un po' di freddo, guardo l'azzurro fuori.
E invece no, è notte fuori ed è notte dentro, la stanza è un miscuglio di luci rosse e verdi e solo il freddo rimane. Fa freddo, si, e io tremo in una maglia non abbastanza spessa. In questo momento nelle case gli alieni fanno ginnastica, fanno flessioni, le donne si danno lo smalto, qualcuno scriverà a macchina. Esistono ancora le macchine da scrivere? Certo. Con i loro nastri neri e rossi, per scrivere in nero e in rosso, nastri che però sono strani: ruvidi e lassi, sembrano fettucce da merceria.
Guardo la luce rossa cercando calore, e invece tremo ancora. I muscoli fanno dei balletti strani, si contraggono a regioni preordinate; ma se davanti il risultato è un pareggio stentato, la schiena pizzica per il freddo anche se continua a guizzare.
Là fuori gli imbianchini staranno lavorando alle loro pareti, e le donne avranno finito con lo smalto. Lasceranno i loro specchi bordati di bulbi accesi e con noncuranza passeranno tra paralumi rossi e cavi stesi sul pavimento.
Vorrei i rettangoli per terra, ma non ci sono.

UM
(originariamente comparso qui)

1 comment:

  1. Ciao Umberto, tra le righe dei tuoi racconti vedo sempre, con molto piacere, i colori delle tue tavole.

    A presto.

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