Wednesday, 31 August 2011

Cheshire Cat




















 http://www.lukestephenson.com/

"To grin like a Cheshire Cat"
Modo di dire utilizzato nella contea inglese del Cheshire.
Le origini del detto popolare sembrerebbero svariate,
quella che io preferisco è che il sorriso beffardo,dei gatti,
sia dato dall'abbondanza di latte che ingurgitano durante il giorno.


Grace


Thursday, 25 August 2011

ingenuità sui London riots 2011



Londra è talmente grande da essere dispersiva. Due settimane fa qualche migliaia di persone ha letteralmente messo a ferro e fuoco alcuni quartieri ed e` stato difficile esserne direttamente consapevoli, persino vagamente. Resta quindi la sensazione di aver avuto la Storia a un passo, e invece se n’è rimasta dietro la vetrina del televisore.
A non esserci stato, ci si può ragionare soltanto in maniera fredda, raccogliendo le sensazioni lasciate dalle immagini trasmesse e dalle parole pubblicate, dalle cronache agli editoriali, e amplificando, fin quasi a distorcere, l’accelerazione del cuore quando si sono sentite delle urla in fondo alla via nella notte del lunedì.


La scintilla e` partita in una delle zone piu` depresse dell'intero Regno Unito, Tottenham, dove uno spacciatore di colore, Mark Duggan, e` stato ucciso in un’operazione di polizia. La disputa sul suo essere effettivamente armato o meno ha di fatto esasperato le tensioni fra polizia e minoranza nera, tensioni che superano il quarto di secolo, vedi i Broadwater Farm riots del 1985. Non deve essere casuale che proprio da Broadwater Farm sia partita la manifestazione che sarebbe degenerata la sera a Tottenham Police Station.

Nei giorni successivi, i disordini si espandono in vari quartieri di Londra, da Croydon a, più o meno dall’altra parte della città, Ealing, dove i magazzini della Sony vengono dati alle fiamme: negozi e supermercati vengono saccheggiati, si vedono bambini portar via da mangiare, altri più grandi provarsi i vestiti prima di scappare, quando non prendono telefonini o televisori.

Fastidiosa quanto svilente, e` stata la definizione dei fatti da parte del governo inglese come un’esplosione di criminalità generalizzata. Una "broken society" in "moral collapse" secondo David Cameron il 15 agosto. Full stop. La reazione che si prospetta ora e` il taglio dei benefit e lo sfratto dalle case popolari per chi ha partecipato alle razzie. Un buon occhio per occhio dente per dente vecchio stile. C’è da concludere che se anche fosse che il 17enne in questione è ormai perduto, il fratellino che si troverà a vivere in condizioni ancora più disgraziate si sentirà sicuramente più accolto dalla società civile. Senza dubbio.
C’è invece chi fa notare come i precedenti con rilevanza simile siano avvenuti con i Tories al governo, disoccupazione non più endemica ma a livello strutturale e ed i tagli al welfare (1981, 1986). Passa quindi l’idea labourista di barattare la pace sociale con i benefit, rinforzare gli ammortizzatori sociali. Che, diciamocelo, sapere che hai diritto ad essere aiutato ti fa sentire meglio e ti incazzi di meno.
La situazione che si presenta e` quindi quella del bambino che fa i capricci (o ha una crisi isterica) e papa` da una parte che minaccia la cinghia, mentre la mamma prepara la cena per calmarlo. Si prospetta quindi uno futuro idilliaco: un adolescente temprato dalle punizioni che farà la guerra ai genitori perché arriverà all’esasperazione del muro contro muro, o un viziato che non accetterà di trovarsi senza contentino, perché considererà un diritto come la cena come qualcosa da ottenere in un scontro futile di volontà.

La totale mancanza di politica dietro questi riots sembra confermare questo scenario, gli incendi di agosto 2011 a Londra e quelli di Roma a novembre 2010 sono fenomeni diversi, seppur legati: quelli italiani avevano una scintilla ed un percorso, la contestazione esplicita del sistema Italia. Alan Moore ci tiene a separare infatti proteste anarchiche dalla “furtiva spedizione organizzata da un'orda di idioti opportunisti”, che non hanno colpito né istituzioni sospette di razzismo, né adottato un più generale “rubiamo a chi ha troppo”.
Migliaia di giovani si sono trovati a mettere a rischio in maniera più o meno cosciente la propria fedina penale e il proprio futuro sull’onda dell’esasperazione e dell’esclusione per... dei cellulari? Delle Nike? Non ci sono stati assalti a gioiellerie, le botique Burberry e Gucci sono state lasciate in pace. Gli obiettivi sono stati gli oggetti le cui pubblicità li bombardano ogni giorno, i negozi razziati sono quelli dei loro quartieri. La sensazione e` quindi che paradossalmente hanno rubato ciò che DOVREBBERO potersi permettere, e questo riflette chiaramente che e` in una maniera o nell’altra questi riots sono il frutto della situazione economica, non crimine casuale come vorrebbero al governo.
La domanda invece che ci si dovrebbe porre, invece, e` che genere di società ha creato migliaia di persone, non due esaltati, disposte a rubare cosi` poco valore da una parte e cose tanto futili dall’altra? Una che ti misura in base a ciò che hai e non ciò che fai, probabilmente. Ma anche una in grado di limitare ogni prospettiva di crescita persino al livello della mente, impedendo di essere qualcosa di più anche quando si ha la possibilità di barare.

Wednesday, 17 August 2011

Nostalgia e l'Albero del Desideroso

Quasi un anno fa ho preso un aereo( in realta' 4) e sono partito verso il totale ignoto. E' sempre cosi', sei sicuro di quello che fai, sei convinto che la strada sara' in salita, sei sicuro di sapere cosa lasci indietro, e sei sicuro che quando torni(perche' sei sicuro di tornare) tutto sara' come prima.

Ricordo quella mattina a fine novembre quando i due intrepidi fratelli Erjavec sono passati sotto un enorme scritta appesa da parte a parte nel corridoio dell'aereoporto con scritto G'DAY MATE! WELCOME TO AUSSY!
Ed eccoci qua, come volevamo, siamo lontano, siamo liberi, siamo diversi, siamo vivi e abbiamo un anno di avventure da condividere e 2 borse piene che contro ogni logica sappiamo che andremo a riempire anche di piu',di vita vissuta e ricordi.
Usciamo dall'aereoporto, ci accendiamo la prima sigaretta dopo interminabili ore di film di seconda scelta sul retro di un sedile e cortesie asiatiche di tutti i generi, io spiego a Gaia cose di cui credo di conoscere il funzionamento, lei si guarda attorno come fa un bambino al suo primo giorno di scuola superiore; ora siamo qua e dovremo imparare ad avere a che fare con 2 cose: la Vita (mentre fin'ora eravamo protetti dalla rete chiamata affetti/famiglia) e la Nostalgia(che fin'ora ci aveva solo fatto piangere sui finali di certi film).
Vita non e' un concetto che posso mettermi a spiegare cosi' su due piedi, sono millenni che tutti ci provano e si finisce sempre con l'inventare un dio, una genesi, delle regole e delle punizioni, quindi mi dedichero' alla nostalgia, la mia ossessione e speranza.

Prima di fare una scelta come quella di andare in Australia per non si sa quanto tempo, uno si costruisce sempre una specie di "albero di idee" in cui alle radici troviamo la vita che uno ha sempre fatto con le sue diramazioni di interessi, ambienti, amicizie,e strade da evitare;

le radici sorreggono il tronco, che e' fatto di tutto quello che ci puo' essere tolto solo con risvolti funebri, la struttura portante, il nucleo, the core, coloro che per te darebbero tutto e per cui tu sacrificheresti ogni tuo possesso fisico e non;

poi ci sono i primi rami, quelli che nascono direttamente dal tronco;
alcuni sono piu' grossi e con una base solidamente ancorata al tronco e sono coloro di cui la nostra vita e piena, non possiamo fare a meno di loro, vero amore e veri amici sono tutti qua. I rami in questione non necessitano da parte del viaggiatore contatti eccessivamente frequenti, non chiedono qualcosa in cambio di qualcos'altro, sono persone il cui solo pensiero ti fa cambiare lo stato d'animo, l'immagine di un sorriso che ti cambia la giornata(voci ed espressioni e movimenti che hai visto ripetersi talmente tante volte che sono dentro di te, devi solo cercarli....sono parte integrante della Vita....);
alcuni sono meno stabili, si sono ancorati al tronco principale ma ci sono arrivati per vie preferenziali, non si puo' assicurare che reggano l'urto di una partenza o che tengano il peso di un addio.

infine dai primi rami ci sono infinite diramazioni di rami rametti che ciclicamente creano boccioli, foglie, fiori, polline, allergie, colori, indifferenza, marciume, humus.... insomma la vita di tutti i giorni che passa e non si ferma mai.

insomma prima di partire uno si fa un trip nel suo albero, parte dalle radici e si arrampica fin su in cima dovendo scegliere in quest'arrampicata un milione di volte tra A e B, tra 1 e 2, tra vecchio e nuovo, tra amore e Amore.

la mia arrampicata e' stata terribile, mi sono ferito, e ho pianto per tutto il tronco e non solo, sono coperto di ciccatrici e ho anche alcune ferite aperte che sembrano non avere capacita' di coagulazione, ma ad un certo punto ho visto il cielo ho fatto lo scatto finale e sono volato via...puff....svanito, scomparso, prima c'ero, poi non c'ero piu'.

il brutto di arrampicarsi sul proprio albero prendendo su di esso un sentiero ben definito e' che lentamente i rami non scelti o i fiori ignorati muoiono, o cominciano a soffrire e molto di rado hanno una forza e voglia di crescita tale da raggiungerti in cima da qualche parte, al prossimo livello.

Ora e' il diciassette agosto 2011 ho ventiquattro anni, un milione di errori alle spalle (che pero' mi hanno dato una visione del mondo molto piu' variegata di quella che puo' avere chi di errori non ne ha fatti), ho passato mesi interi a domandarmi chi cazzo me l'abbia fatto fare(poi guardavo mia sorella crescermi di fianco e capivo chi me l'ha fatto fare), sono passato dall'essere uno studente scapestrato ad essere un commis chef nel miglior bistro di cucina francese a Melbourne; dall'essere un ragazzino che studiava la chitarra svogliatamente per gli esami del conservatorio a passare ogni minuto libero con una chitarra in mano cercando accordi, melodie, rime e giochi di parole che soddisfino la mia sete di musica; ho ricominciato a leggere( abitudine persa per tutta la mia fase post adolescenziale)e leggo libri di storia!!(il mio babbo ne andrebbe fiero;> ), ho incontrato persone, con cui ora condivido i miei attimi quotidiani, che si stanno conquistando velocemente un posto sul mio troco principale, vivo in una bella cameretta all'incirca circondata dal verde, sto imparando(molto lentamente) a suonare la tromba e posso vedere i miei obbiettivi materializzarsi lentamente all'orizzonte.

Ma provo nostalgia
e la nostalgia mi isola, piu' io provo nostalgia, piu' non voglio pensarci; piu' non voglio pensarci, piu' il tempo passa; piu' il tempo passa, piu' sono le cose e le persone che lentamente cadono come frutti maturi seminando semi, magari proprio sotto al mio albero, magari lontano dove non li trovero' piu'.

Ma la nostalgia ce l'avro' sempre in borsa con me, la trovero' sempre nel portafoglio, e ne riempiro' interi taccuini e magari qualche disco, perche' sono nato sotto una stella in movimento, sono figlio di una terra di nessuno(viaggiando ti rendi conto che Trieste non e' collocabile in nessuna nazione...men che meno in Italia), ho sangue slavo, cittadinanza italiana, parlo in inglese e faccio cucina francese, voglio diventare tutto e voglio essere me stesso, voglio parlare con tutti e sapere cosa sanno, voglio stare da solo, voglio pensare e voglio che la gente mi indichi col dito quando cammino.

Credo percio' di poter affermare che che la nostalgia diventa cronica in coloro che che assecondano i desideri e di conseguenza colpisce tutte le persone che fortunatamente o sfortunatamente entrano a far parte "dell'albero del desideroso".

mi scuso con chiunque sia stato in quelche modo segnato dalla mia partenza e spero un giorno di poter condividere con voi tutto quello che sto imparando.

piu' avanti esprimero tutti i concetti sopra elencati in musica, al momento non ho la tecnologia per condividerli con voi sulla rete.

e come ultima cosa mi scuso per l'uso improprio di accenti e apostrofi, ma scrivo da una tastiera australiana non da una italiana.

from Aussy with love.

Go.


Monday, 15 August 2011

Il bello, il brutto è Lucini


Facendo un po' di zapping svogliato, l'altra sera mi sono imbattuta in una trasmissione su d'Annunzio e il Vittoriale il cui livello di feticismo sfiorava la comicità -ahimè la leggenda delle costole sembrerebbe esser falsa- e mi son ricordata di Gian Pietro Lucini, un poeta di cui nessuno metterà in una bacheca le scarpe, anzi, la scarpa, visto che un piede non c'era più. Lucini è un poeta attivo nel panorama culturale italiano dagli anni '90 dell'Ottocento fino al 1914, anno della sua morte. È un personaggio di difficile collocazione, raramente citato, spesso ai margini di qualche discussione su riviste specialistiche. Figura che fu quasi ignorata dai contemporanei, è stata ripresa appena attorno al 1970 dalla critica senza una conseguente divulgazione su larga scala. Forse la causa di questo oblio e delle varie incomprensioni che l'hanno visto etichettato ora come scapigliato, ora come futurista, è da ricercarsi nella complessità che affiora costantemente nelle sue pagine poetiche e teoriche. La sua è un'opera organica e non antologizzabile, del resto è lui stesso a dichiararci il disprezzo per le antologie: “Conosco l'imbecilli delle Antologie colle malinconie di castrare le statue e le liriche e di sciupare, nella melma, i fiori.”
Per creare un'etichetta flessibile, direi che Lucini è un simbolista che ha 'scavalcato' il decadentismo (di un simbolismo frutto d'una propria sperimentazione e di una continua elaborazione d'una vastissima e variegata cultura, non d'importazione di modelli precostituiti), arrivando, per una strada tutta sua, alle soglie dell'avanguardia. In lui infatti si intravede qualcosa che sarà dell'espressionismo e, come dichiarerà lo stesso Marinetti, il futurismo ne è debitore-soprattutto per le sue teorizzazioni sul verso libero-.
Dal simbolismo però s'allontana per quanto riguarda il concetto di parola puramente evocativa, del decadentismo non può accettare la tendenza all'autocommiserazione e dell'avanguardia futurista non condivide l'eccessiva volontà di rottura oltre che alcune idee politiche; il distacco dal movimento sarà definitivo al momento dei dibattiti colonialisti. L'edificatore barbarico sarà reclamato e riconosciuto da Marinetti, ma gli si negherà. Nella sua diffida alla prefazione futurista delle sue Revolverate se ne leggono le ragioni e direi quasi la sua stessa poetica:
Dobbiamo riconoscere, scoprire, occupare, impadronirci, non distruggere.
Bisogna essere coetanei di qualunque generazione a venire.
E ancora, quel che vorrei veder scritto sulla porta di ogni accademia, scuola, teatro, museo..:
La vera distruzione è fare un'opera d'arte tale da offuscare le precedenti.
Di certa avanguardia lo infastidisce la volontà di fuga, per Lucini l'arte è anche sofferenza e per lui c'è da amare ciò per cui si soffre, ricordando però che “menar vanto è ridicolo”. La sua vita fu di certo piena di sofferenza: colpito da una malattia terribile, era storpio al punto che è stato detto che a confronto Leopardi poteva definirsi un bell'uomo, ma l'infermità non la leggiamo se non nelle biografie, dalla sua poesia non ce ne potremmo accorgere. Sofferenza ed un po' d'orgoglio (ed una visione molto lucida sulla problematica del destinatario della nuova poesia) si possono poi intravedere dalla corrispondenza riguardo le vendite, poche decine di testi comprati, la maggior parte regalati, edizioni rare e spesso clandestine, idee di un anarchico convinto, anticlericale fino al midollo che gridava contro tutti e tutto, contro trono ed altare, senza mai assolvere la massa, grida di un geniale individualista che nessuno ha avuto voglia di ascoltare. Solo Sanguineti ha saputo cogliere il meglio di questo poeta, e ha saputo, con un ottima critica, definirlo nostro contemporaneo (circa 40 anni fa, ma le ragioni sono ancora valide) le cui figure d'odio sono ancora le nostre.
E quanto avrebbe odiato il documentario che me l'ha fatto tornare in mente! Lui che, pur essendo vittima di un'infatuazione giovanile, è finito per scrivere l'Antidannunziana dicendoci che l'artista è qualche cosa di più di un venditore di bijoux cesellati alessandrinamente, ma pauroso del vivo raggio del sole e che madama retorica si è fatta acconciatura ed abiti di ogni sorta di rigatteria, tutto ciò che è vecchio senza essere antico.
Voglio immaginare il suo fantasma che s'aggira per il Vittoriale, mentre osserva i turisti e le bacheche, chissà che capolavoro sta scrivendo!

Le opere di Lucini non si trovano nelle librerie, nelle biblioteche si può reperire molto, non tutto. Consiglio Le revolverate e Le nuove revolverate a cura di Sanguineti, edizioni Einaudi.

Un assaggio di versi dal Congedo alle revolverate:

Uscite, giovanetti dalle coscienze bianche spappolate,
uscite, giovanetti edulcorati,
laminati dal buon terz'ordine boschino,
riconfortati all'aure impoverite
de' respiri melensi e cittadini;
nonzoli, uscite, libidinosi
bitorzoluti dall'onanismo,
emuniti liceisti di mal francese,
madamigelle pallide di leucorrea,
chierichetti mignoni insatiriti,
vittime, collegiali, compiacenti;
uscite galantuomini meschini
e nevrastenici di monarchia,
belle speranze e prodotti d'Italia,
eroi da un soldo, poetini in fregola,
poetesse di rossor catameniali,
pie prostitute de' confessionali
scintillanti ufficiali inuzzoliti,
monaci,monacelle,
abati modernisti,
incapucciati modernisti del vecchio rituale;
uscite fuori funzionaretti indebitati,
facili prosseneti delle spose
languide, intenzionali e feministe,
cornuti compiacenti per il benessere della famiglia
che s'aumenta e insiste capriciosetta;
uscite fuor per la densa fanghiglia
dell'alba lutulenta e miseranda:
-lumache viscide tentano il passo,
molli tentaculi sporgono a prova;
or sì, or no, si giova il mollusco flacido,
chiocciola o piovra lattiginosa e crudele;
or no, or sì, pretende l'invertebrato il pasto:-
no, Gente-per-bene! Domani,
saran tutte le strade sbarrate, ingombre di cadaveri;
vostri cadaveri affratellati:
sian tutte queste carogne sociali
che abbattei con piacer, l'una sull'altra,
con giuste e numerate revolverate.

1908

Friday, 12 August 2011

Cuore di pietra


"A work of Art, be it ever so humble, is long lived; we never tire of it (...). All works of Art have the property of becoming venerable amidst decay: and reason good, for from the first there was a soul in them, the thought of man, which will be visible in them so long as the body exists in which they were implanted."

W. Morris – Art and Socialism, 1884


Per quanto possa essere umile, un'opera d'arte vive a lungo, non ce ne stanchiamo mai (...). Tutte le opere d'arte hanno la capacità, in mezzo al decadimento, di diventare venerabili: e a ragione, perché fin dal principio c'è un'anima in loro, il pensiero umano, che sarà visibile finché esisterà il corpo in cui esse sono state fissate.


Come non essere d'accordo William Morris riguardo al fascino, l'anima, che si racchiude in un'opera d'arte. Un potere che stupisce ancora di più quando esso sprigiona dalla fredda e dura pietra, che d'improvviso prende sembianze a noi più o meno conosciute o riconoscibili, e che riesce a farci stare, magari solo per un momento, immobili a fissare.

Non so come sia dal vivo la statua della margravia Uta di Ballenstedt, meglio nota come Uta di Naumburg, ma pare che la sua anima si sia mostrata perfino attraverso le immagini che negli ultimi tempi, e con una certa frequenza, mi è capitato di vedere.

Si diceva meglio nota come... questa figura è diventata celebre a livello mondiale grazie alla mano di Walt Disney, che se ne servì per dare le sembianze alla sua Grimilde, la matrigna di Biancaneve.

La statua si trova nel Duomo di Naumburg, cittadina tedesca della Sassonia-Ahnalt, ed è opera dell'ignoto Maestro di Naumburg, cui si deve la decorazione del tramezzo e del coro, dove compaiono anche le dodici statue dei fondatori del duomo stesso.

Al fine di classificare, come d'abitudine, quest'opera mediante un'etichetta, bisogna sapere che il Duomo rappresenta un importante esempio del passaggio dal periodo romanico a quello gotico; fu attorno al 1250, infatti, che venne commissionata la ricostruzione della già esistente cattedrale romanica, risalente al 1029.

Tra i committenti, dunque, appare anche Uta, che visse tra il 1000 e il 1046, raffigurata al fianco di Ekkehard, margravio di Meissen col quale si sposò nel 1026. La loro fu un'unione basata con tutta probabilità su fini politici, tuttavia la coppia non generò successori.

Ciò che colpisce è la distanza tra le due figure; in una tradizionale posa, il valoroso Ekkehard sfoggia scudo e spada, volgendo il suo fermo sguardo verso l'orizzonte. Uta è invece avvolta nel suo lungo mantello, che è costretta a reggere con la mano, e ne tira il bavero fino a coprire parte del viso, accentuandone ulteriormente il perfetto ovale incorniciato dalla corona.

Quel che possiamo scorgere di lei è quindi solamente il volto ed una mano, dato che l'altro braccio rimane completamente nascosto tra le pieghe della cappa. É proprio questo celare che attira l'attenzione sui pochi, ma eleganti dettagli: la naturalezza della mano nel cercare di non far cadere il mantello, i tratti finissimi del volto, la malinconia dello sguardo diretto verso un punto indefinito nello spazio e nel tempo. Pochi elementi per rappresentare la nobiltà della figura.

Figura che in ogni epoca ispirò e catturò sguardi appassionati; Disney non fu infatti l'unico ad essersi lasciato rapire dal fascino di Uta, pare che lo stesso Umberto Eco abbia dichiarato che, dovendo decidere con quale figura femminile del medioevo desiderasse avere un appuntamento, sceglierebbe senza dubbio lei.

La strumentalizzazione di quest'immagine si spinse ad un estremo durante il periodo nazista, quando Uta divenne icona della bellezza ariana e prototipo dell' “arte classica”, da contrapporre alla cosiddetta “arte degenerata”. Sicuramente il Maestro di Naumburg non voleva spingersi così in là.

Oggi si ha la possibilità di vedere in mostra a Naumburg, fino al 2 novembre, l'intera opera del Maestro, di cui poco si sa, ma pare che operò anche in altre cattedrali del nord Europa tra le quali Reims, Amiens, Chartres e probabilmente anche Strasburgo e Metz.

Prima di concludere vorrei segnalare un'altra immagine, tratta questa volta da un affresco, risalente a qualche decennio dopo (1303-1305) e che è parte della straordinaria opera di Giotto nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Si tratta di una delle scene dalla vita di Maria, Il saluto di Gioacchino e Sant'Anna. La figura avvolta nel mantello nero riesce a distogliere l'attenzione perfino dalla scena di un bacio! Chi ci ricorda?


Sara

Monday, 8 August 2011

Non ho mai avuto grosse passioni


Le Petit Nicolas, di R. Goscinny e illustrato da J.J. Sempe'


Non ho mai avuto grosse passioni. Da piccolo, mai ho speso troppo tempo giocando alle macchinine e una volta cresciuto il calcio o i vestiti firmati mi sono rimasti a lungo sconosciuti. Nessun interesse, materia o disciplina sono mai riuscite in seguito a rapirmi al punto di sacrificare per una sola fra esse, tutti gli altri soggetti su cui la mia curiosità di tanto in tanto, più col salto di una cavalletta “elettrica” che col volo silenzioso e graziosamente affannato di una farfalla, la mia curiosità si posava.
Ciò ha avuto dei risvolti positivi in quanto raramente in vita mia m'è capitato d'annoiarmi, ma allo stesso tempo devo ammettere che sinora non sono riuscito a specializzarmi in niente.
In poche parole, per quanto riguarda i miei interessi, e in generale la mia crescita, seguo un filo logico tutto mio che agli altri apparirà sicuramente incoerente se non addirittura estraneo alle logiche di una formazione rispondente alle leggi del mercato del lavoro, per quanto ingenerose queste possano essere.
Non di meno, ripensandoci, non posso negare che ci siano dei soggetti particolari che ricorrono sin da quand'ero bambino nella mia mente e su cui amo perdermi cercando di valutare da tutti i punti di vista situazioni che, assolutamente senza motivo, si presentano ai miei occhi.
Uno di questi soggetti favoriti sono sicuramente le problematiche e le intuizioni degli uomini primitivi, sia che con questa espressione si designino gli uomini e le donne che al giorno d'oggi vivono in società considerate “semplici” che ignorano la scrittura o comunque vivono ancora di caccia e raccolta, oppure all'umanità del nostro paleolitico o anche antecedente, prima ancora che ognuno dei soggetti che la formavano potesse essere classificato come homo.
Gli albori in particolare, m'hanno sempre dato le vertigini e nel mio piccolo, come già accennato, ho accampato supposizioni su trame e coincidenze grazie a cui lo strano animale dal pollice opponibile sia potuto diventare colui che oggi ciascuno di noi ha coscienza di essere.
Dicevo appunto un animale, perché mi rimane infatti un mistero come si possa non essere convinti del fatto che l'uomo sia parente delle scimmie. Al di là del fattore genetico -è noto che condividiamo più del 98% del nostro patrimonio genetico con gli scimpanzé e più del 95% con i gorilla e gli oranghi- mi pare così evidente tale legame che quella di Darwin non mi sembra nemmeno una “grande scoperta”, ma semplicemente una constatazione a cui rispondere: “E capirai!”.
Le mani, gli occhi e le gentilezze che gli scimpanzé si scambiano tra di loro, ma non esitano a offrire anche a specie diverse, e le perplessità che si scorgono sui loro volti, specialmente quando si trovano in cattività, sono quanto di più ingenuamente umano io abbia mai visto.
Stando a quanto scrivo, si potrebbe credere che io viva sul Kilimangiaro e non faccia altro che osservare gruppi di primati tutto il giorno. Non è così, e non credo occorra questo per rendersene conto.

Questo post serve così a introdurre una serie di miei articoli che, conoscendomi, tratteranno inevitabilmente di uomini primitivi nei sensi dati in precedenza, in modo spontaneo e non scientifico (dato, tra l'altro, che non ho nessun titolo per farlo) e che tanto bene si riuniranno sotto l'etichetta “essere umano” di cui vado fiero e che Adrirwin col suo “fallire d'inconsapevolezza” ha avuto la sensibilità di inaugurare.



Ndobe.

Wednesday, 3 August 2011

What's On? Tramonto Arancio!


Cari lettori,

oggi mi servo del blog per segnalarvi un concerto che si terrà venerdì 12 agosto al Castello Formentini di S. Floriano del Collio (Go) e lo faccio inoltrandovi l'invito (semiserio) all'evento (serio).

Se per qualsiasi ragione non riuscite ad andare al concerto, o se, come nel caso di molti, proprio non potrete assistervi per le centinaia e centinaia di chilometri che vi dividono da S. Floriano, leggete almeno quanto segue, magari vi incuriosirà e vorrete così sapere qualcosa di più a riguardo.


Ecco perché vi segnalo anche il sito ufficiale di Tramonto Arancio, l'album che verrà presentato:

http://www.scochet.net/


Buona lettura e buon ascolto!


Sara



Avete già provato tutte le diete senza risultati?

Vi basta guardare un piatto di cevapcici e il vostro girovita aumenta di 8 centimetri?

Spendete un sacco di tempo in palestra, ma l'unica cosa che dimagrisce è il vostro portafolgi?


Non disperate! Potete ancora perdere peso grazie ai consigli di Paolone Lograsso, l'Oracolo di Larderello!

Nel dicembre 1978 Paolone Lograsso (nutrizionista, dietologo e campione europeo di lotta Sumo dal 1998 al 2006) ebbe un'illuminazione, un'epifania (sebbene fosse solo Santo Stefano).

Dopo una leggera cena natalizia* dallo zio Lucullo Lograsso gi apparve in sogno Antonio Gutierrez De La Barriga e gli ordinò di rinnegare tutte le nozioni scientifiche apprese fino ad allora e di intraprendere il cammino mistico del dietologo-sciamanico, che fa dimagrire grazie alla forza dell'endecasillabo sghembo.


Da allora Paolone si esprime, appunto, solo in endecasillabi sghembi e i suoi metodi sono considerati dai maggiori esperti mondiali delle enormi cagate.


Ma tanto si sa che nei momenti di disperazione, per consolarci ci rivolgiamo pure ai ciarlatani, quindi:


Leggete attentamente la seguente dichiarazione rilasciata solo per le lettrici (e, se mettete la "o" a fine parola, pure per i lettori) del Friuli Venezia Giulia!

In meno di una settimana raggiungerete il vostro peso forma E NON LO PERDERETE MAI (ovviamente senza dover fare diete o andare in palestra).


... Silenzio... Parla l'Oracolo...

Vuoi sciogliere i tuoi rotoli di grasso?

Vuoi perdere i salvagenti di lardo?

Ascolta il mio consiglio e con gran spasso,

In forma tu sarai senza ritardo:

Non stare con le chiappe sul divano

(e buta nel condoto i salatini -dèì!-)

Ma chiedi in giro “Dov’è a San Floriano

Lo splendido castel di Formentini?”

Quando già in molti ti avranno risposto

E delle informazioni avrai un bilancio

Annotati che quello sarà il posto

In cui si suonerà “Tramonto Arancio”

Pianifica la gita sull’agenda

E scrivi, al giorno dodici d’agosto,

“stasera, alle ore venti e trenta

lassù ci arrivo IN BICI, ad ogni costo!”

Sudando per la strada inerpicata

Sulle salite lunghe e sui tornanti

Ad ogni singola tua pedalata

Tu brucerai lipidi e carboidranti

La pancia tua diventerà sì piatta,

le natiche saranno così sode

che penserai “la mia vicina schiatta,

se al mare prendo il sole e lei mi vede!”

Giunta al traguardo, tu sarai premiata:

Lì il panorama non teme confronti

e tra le mura antiche allietata

da allegre musiche e sonori canti

Così, per fare festa in compagnia

ingollerai salame e berrai vino

e infine manco mezza caloria

avrai perduto col biciclettino


Tiè!


... L'Oracolo ha parlato.


Che vogliate dimagrire o vi piacciate "così come siete", venite a sentire la presentazione del CD

Tramonto Arancio,

Venerdì 12 Agosto, ore 20.30

al Castello Fromentini,

San Floriano Del Collio

(cercatelo su Google Maps...)


Grassissimi salumi,

P


* Menu della sopraccitata cena

-antipasto: crostini all'olio di palma con lardo di colonnata e pepe verde, ciccioli rifritti al gorgonzola, salame al cardamomo affogato nella sugna;

-primi piatti: tagliatelle alla pancetta e mascarpone, pasticcio di foie gras e guanciale, ravioli burro e noci al pepe bianco;

-secondi: maiale in salsa d'anatra ripieno di cotechino allo zenzero, anguilla arrosta su un letto di casatiello e maionese alle mandorle, abbacchio ai cinque formaggi e pepe rosa, il tutto con controno di

-patate al burro salato, piselli allo speck e verdure saltate in olio di sansa e pepe nero;

-dolci: crostata alla crema di nocciole e anacardi, ricoperta di burro al cacao -magro- del Guatemala, mele fritte ripiene di cioccolato fuso e pepe viola,

-caffè

-idraulico liquido




P.S.: Un altro beneficio dell'ascolto DAL VIVO è che vi permetterà di scoprire l'identità misteriosa dell'autore dell'invito (anche se forse a qualcuno di voi l'iniziale P. suggerisce già qualcosa)