Borneo Headhunters, source: www.liveauctioneers.com/item/5235160 |
Nonostante questa precauzione, l’insidia si fa sempre più incalzante e Mafumo perde presto la fiducia nel suo amuleto che d’un tratto si sfila dalla cute del viso per gettarlo nel fiume dicendo : il mio nemico sta ridendo di me.. il mio nemico non mi protegge più… Addio!
Il borsello che Mafumo si porta dietro infatti, è pieno dei frammenti ossei e dei denti di un acerrimo nemico che egli è riuscito ad uccidere dopo aver vinto la sua grande forza. Ora, tenersi vicino i residui del corpo dell’avversario dovrebbe implicare la vicinanza e la protezione da parte del suo spirito.
La delusione di Mafumo nel constatare l’inefficacia di questo metodo è cocente, ma allo stesso tempo è del tutto incomprensibile all’occidentale Marlow che vedendolo reagire così veementemente, senza perdere l’aplomb, gli domanda: Pensi sia stata una buona idea? Ma Mafumo ha la sua soluzione: nel suo borsello infatti ci sono “molti nemici”, un altro osso è quel che serve a ritrovare la sicurezza perduta.
Le scene sinora descritte sono parte dello sceneggiato “Heart of Darnkess” del regista inglese Nicolas Roeg (Marlow e Kurtz sono interpretati da Tim Roth e John Malkovich) il quale sembra aver voluto porre particolare risalto ad un approccio completamente diverso alla dimensione della rivalità da parte dell’uomo indigeno rispetto a quello dell’europeo colonizzatore.
Le immagini che giungono dai conflitti di tutto il mondo, i rovesciamenti di regime, gli attacchi alle minoranze, ma anche la violenza riportata nelle cronache, ci hanno reso in qualche modo “usuale” l’infierire sul corpo del nemico per scherno, umiliazione e annientamento anche simbolico di un ostacolo abbattuto.
Presso molte culture indigene invece la lacerazione del corpo del nemico non si accompagna al rinnegamento del suo valore . Questi viene dilaniato e fatto a pezzi dal rivale per aggiudicarsi la sua forza chiedendo al suo spirito un passaggio di campo che sottintende la realtà del vinto come speculare a quella del vincitore. Il capo della vittima viene imbalsamato, le sue ossa ripulite e rese bianche splendenti, i ciuffi di capelli conservati per farne dei feticci.
Le teste tagliate affisse sui pali all’ingresso dei villaggi dell’antica Taiwan, i crani appesi ai soffitti della capanne degli indigeni del Borneo e quelli penzolanti dalle cavalcature dei celti, avevano sicuramente una carica intimidatoria verso il malintenzionato, ma questa si accompagnava a una motivazione religiosa, ovvero la liberazione dello spirito d’un avversario le cui virtù sono assimilabili da colui che ne ha avuto ragione. Con riti, omaggi e cerimonie adesso si chiede a quegli stessi spiriti di passare dalla propria parte.
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