Saturday, 28 December 2013

Violeta Parra, "El rin del angelito"

Pochi, semplici accordi di chitarra.
Una voce sincera, ruvida, inconfondibile; amata voce del Cile più povero e terreno.
Una vita inquieta, vissuta intensamente, mossa dalla costante ricerca delle proprie radici, nutrita e allo stesso tempo lacerata dalle passioni.
Donna forte ed artista versatile, Violeta Parra canta il lamento di una popolazione intera, canta la vita, la morte, la magia della natura, la rabbia, l'amore.

Sono dolci le parole del Rin del angelito (1966), le lacrime versate per la perdita di una creatura così delicata ne ostacolerebbero il volo "a los cielos". In questi versi, infatti, Violeta denuncia l'altissimo tasso di mortalità infantile, piaga che affliggeva il suo Cile.
Quando la carne muore, l'anima si rivolge alla natura, ricerca se stessa nei colori dei fiori, nel volo degli uccelli, corre sulle colline e di fianco alla luna.



Buon ascolto!                                                                                                                                          
Sara




ya se va para los cielos
ese querido angelito
a rogar por sus abuelos
por sus padres y hermanitos
cuando se muere la carne
el alma busca su sitio
adentro de un amapola
o adentro de un pajarito

la tierra lo está esperando
con su carazón abierto
por eso que el angelito
parece que está despierto
cuando se muere la carne
el alma busca su centro
en el brillo de una rosa
o de un pesecito nuevo

en una cuna de tierra
lo arullará una campana
y hasta la lluvia le limpia
su carita en la mañana
cuando se muere la carne
el alma busca su diana
en los misterios del mundo
que le ha abierto su ventana

las mariposas alegres
de ver el bello angelito
alrededor de su cuna
les caminan despacito
cuando se muere la carne
el alma va derechito
va a saludar a la luna
y de paso al lucerito

¿adónde se fue su gracia?
¿dónde se fue su dulzura?
¿por qué se cae su cuerpo
como una fruta madura?
cuando se muere la carne
el alma busca en la altura
la explicación de su vida
cortada con tal permura
la explicación de su muerte
prisionera en una tumba
cuando se muere la carne
el alma se queda oscura.

    

Se ne va verso cielo
questo amato angioletto
a pregare per i suoi nonni
i suoi genitori e fratelli
quando muore la carne
l'anima cerca il suo posto
dentro un papavero
o dentro un uccellino

la terra lo sta spettando
col suo cuore aperto
per questo sembra
che l'angioletto sia sveglio
quando muore la carne
l'anima cerca il suo centro
nel brillare di una rosa
o di un pesciolino nuovo

nella sua culla di terra
lo cullerà una campana
mentre la pioggia gli pulisce
il suo faccino al mattino
quando muore la carne
l'anima cerca il suo posto
nel mistero del mondo
che le ha aperto la sua finestra

le farfalle allegre
al vedere il bell'angioletto
attorno alla sua culla
camminano lentamente
quando muore la carne
l'anima va dritta dritta
a salutare la luna
passando per la stella del mattino

dov'è andata la sua grazia?
dov'è andata la sua dolcezza?
perché cade il suo corpo
come la frutta matura?
Quando muore la carne
l'anima cerca tra le alture
la spiegazione di una vita
spezzata così in fretta
la spiegazione della morte
prigioniera in una tomba
quando muore la carne
l'anima rimane oscura.

Tuesday, 5 November 2013

Goran Erjavec - Galeb and The Seagull (Videos)

Profile Picture
the cover of the last CD
If in these days you are in Berlin, you might hear in the air the notes coming out from the guitar of a young tall guy, curly haired and dressed up in a somehow old-fashion look.

Well, most probably you came across the 100% biological sound of Galeb and The Seagull, as its author Goran Erjavec loves to define it. Chords and words meant to put together the puzzled feelings that the rhythm of a frenetic way of life tend to scatter around.
Galeb and The Seagull is the nickname he chose to label all his work, on the records sung also by his sister Gaia. Galeb and Seagull meaning the same marine bird, the first term is Croatian.

In the premises of Alexander Platz, in Mauerpark or at one end of the Turkish Market, always more people stop to follow the fly of Galeb which brings on the heights of genuine and peaceful reflection.
It is not by chance the considerable presence of children among his listeners. They are often the first to recognize the place where their serenity will never be left alone against the gusts of rough winds.

Goran has a big wish: to let his music be known. For this reason he will keep on playing facing the cold and darkness of the upcoming winter.


You can freely download and listen Galeb anf the Seagull Music on Sound Cloud:

Get to know other appointments to the official Facebook Page: 

Selection of video from his YouTube channel:






                                                                                                                                         Niccolò

Friday, 1 November 2013

Galeb and the Seagull - Berlin Busking


L'avventura musicale di Goran Erjavec (Galeb) inizia in tenera età con lo studio della chitarra classica, protrattosi per una decina d'anni.
In una giornata d'illuminazione mistica Galeb decide di dedicare anima e corpo al rock'n'roll, e nel giro di un paio di mesi elimina come per magia il suo background classico.
Sono giorni d'abbandono al potere del blues più rurale, d'euforia funky e d'isolamento dal mondo reale (in compagnia del fedelissimo Marco Battaglia al pianoforte con cui collabora tuttora), in cui Galeb si lancia nelle esperienze più disparate nella scena indipendente triestina (NOODLES, Pow Lean, Matteo Bognolo & the Radio Mamas, Giulio Debelli, Abba Zabba).
E' questo il momento in cui sente il bisogno di guidare il proprio progetto musicale, dando inizio ad interminabili giornate con lui,se stesso e la chitarra acustica, in mansarda.
Registrato in extremis un simpatico EP, fugge per 6mesi in quel della Nuova Zelanda: tornato dal pellegrinaggio nella terra degli uccelli con tante nuove idee e propositi decide di dedicare la sua vita a due cose, la musica e la cucina. Inizia allora una collaborazione con quella che dopo diventerà l'emisfero nord della sua musica, vicina di stanza d'una vita: sua sorella Gaia (the Seagull). Ora si dilettano nella tessitura di trame vocali gioiose e accattivanti all'insegna della musica biologica da spiaggia, in vista della loro prossima partenza verso l'altro emisfero con un nuovo album.

Dopo aver girovagato per un anno, gli impavidi galebini si ritrovano nuovamente nella ridente cittadina di Trieste con alle spalle tante nuove storie musicate in maniera 100% biologica!!!!

Wednesday, 26 June 2013

Segnali di vita da Amburgo: viaggio tra passato e presente


Cari lettori,

crederete che ormai il circolo si sia perso tra le onde di chissà quale mare lontano e che Marlow abbia deciso di non raccontarvi più nessuna storia. Ebbene, è finalmente arrivato il momento di riprendere il filo dei nostri racconti; una sosta sulla terraferma dopo un lungo ed intenso viaggio, l'occasione per fermarsi un attimo ad osservare l'orizzonte e prepararsi alla prossima partenza. 

Trovandomi al momento nuovamente in Germania, quale miglior porto da cui far ripartire il nostro viaggio se non quello di Amburgo?
Come tutte le grandi città, ed in particolare i porti, Amburgo è estremamente ricca, viva e in continuo cambiamento, pur rimanendo allo stesso tempo legata alla sua storia. Ancora oggi infatti vi si fa riferimento come alla Freie und Hansestadt Hamburg, ovvero Città libera ed anseatica di Amburgo.
Della Lega Anseatica essa entrò a far parte nel 1241, quando venne resa ufficiale la sua alleanza con Lubecca, che aveva sotto controllo le principali aree di pesca del Mar Baltico e del Mare del Nord. Dalla sua posizione Amburgo dominava a sua volta il commercio del sale (proveniente in maggior parte dalla vicina Lüneburg) che all'epoca costituiva un bene di massima importanza poiché impiegato principalmente per la conservazione del pesce. Estremamente strategica, quindi, l'alleanza di Amburgo e Lubecca rappresentò la prima di una serie di numerose collaborazioni commerciali e politiche tra le città più importanti del Sacro Romano Impero, e non solo.

La parola Hansa significava in tedesco antico "schiera armata", le armi in questione non erano però spade o cannoni, bensì merci di ottima qualità: legname, metalli pregiati, pelli, cereali, miele, ed ovviamente il pesce ed il sale. Si trattava quindi di un'unione basata su scambi commerciali, e non––almeno in linea di principio––su battaglie e spargimenti di sangue.
Alquanto violenti, però, era i rituali cui dovevano sottoporsi coloro i quali desiderassero entrare a far parte della Lega Anseatica: il viso veniva graffiato con delle spazzole di metallo ed il corpo straziato a colpi di forca, alcuni venivano forzati a fare dei bagni in acqua ghiacciata o ad immergersi in paludi; qualche sventurato veniva addirittura chiuso in un sacco e posto letteralmente ad affumicare sopra un grande falò. Insomma, si trattava di vere e proprie torture fisiche che i Nykamer, i nuovi arrivati, dovevano subire senza lamentele e delle quali avrebbero conservato per sempre le cicatrici, come prova inconfutabile del loro valore.
Un rituale che prendeva il nome di hänseln e del quale fortunatamente ora si conserva solamente la parola (che ha subito un notevole traslato!): oggi in tedesco hänseln significa “beffeggiare, prendersi gioco di qualcuno”.


Vi lascio con qualche scatto di Amburgo, dalla mia recente visita nella Hansestadt.

                                                                                                                                                          Sara


"Io mangio anche Hamburger"
Sullo sfondo: il campanile di St. Michael, simbolo della città
Il porto
"Sexy Sexy Girls!" - Reeperbahn,
via principale del quartiere a luci rosse
Libertà di movimento...

Quartiere St. Pauli: un'aiuola urbana
    

St. Pauli: il Park Fiction 

Tuesday, 26 March 2013

Allegro ma non troppo: Moderato.


Clicca sull'immagine per leggere l'articolo
É sorprendente come il valore delle parole possa cambiare nel corso dei decenni. Inutile dire che, soprattutto negli ultimi sessant'anni, questo processo è stato notevolmente influenzato dall'affermarsi dei nuovi mezzi di comunicazione, che hanno portato spesso ad una manipolazione quasi incontrollata della parola.
Poche settimane fa, mi è capitato di avere tra le mani un vecchio numero della rivista La Cucina Italiana, datato luglio 1958. Fin dalla sua fondazione (1929), questo periodico si proponeva non solo di far conoscere le ricette della tradizione italiana, ma anche di fornire suggerimenti per il mantenimento di un buon regime alimentare, accorgimenti per una cucina sana ed allo stesso tempo economica, nonché nozioni di galateo, racconti ed opinioni di lettori o personaggi famosi su vari argomenti, più o meno correlati alla gastronomia.
La mia attenzione è caduta sulle osservazioni di una lettrice che titola il suo articolo "Saper parlare"; curioso tema per una rivista di cucina, mi son detta.
Con mia sorpresa, nelle righe di apertura, la signora Elisa utilizza una parola che, proprio in queste settimane, sta rimbalzando dalla tv alla rete, in ogni tg e articolo di giornale: moderazione. Cui, conseguentemente, fanno riferimento coloro i quali si considerano moderati.
Un buon parlatore, sostiene l'autrice, deve essere moderato e capace di usare questo trucco, senza però far accorgere l'interlocutore. L'articolo presenta gli atteggiamenti più comuni di coloro che si credono a torto brillanti parlatori, ma che di fatto mancano completamente di moderazione.

Strano. Il “moderato medio” oggi sembra invece rispecchiarle tutte queste caratteristiche...





Sara

Thursday, 7 March 2013

Le isole di Papillon





Les Iles du Salut sono tre isolette a largo della Guyana Francese dove pappagalli, scimmie ed iguana vivono una vita tranquilla. Tutt'al più si tolgono velocemente dai paraggi se qualche turista arrivato da lontano si avvicina troppo per fotografarli.

Gli edifici che un tempo sono stati caserme e prigioni si ergono ancora sotto il sole equatoriale sbiaditi, diroccati, ma con silenziosa imponenza. In qualche caso costruzioni più defilate, come il cimitero degli infanti o alcuni magazzini di pietra, sono avvolti dai cespugli o seminascosti dagli alberi.

Le tre Isole Royale, du Diable e St. Joseph furono infatti colonie penali francesi per criminali di cui la Metropole si voleva liberare. Criminali o supposti tali, se non altro personalità scomode come Alfred Dreyfus, il militare ebreo condannato di alto tradimento che sull’isola del Diavolo ci spese 9 anni mentre in patria Emile Zola a sua difesa scagliava il suo famoso J’accuse. Ma vi furono altri detenuti tra cui Henri Charrière, il cui libro autobiografico diventò negli anni ‘70 il celebre film Papillon con Steve McQueen e Dustin Hoffman

In questi luoghi la disperata routine propria di un campo di prigionia deve aver trovato un accordo particolare con l'indifferenza di una natura senza stagioni.

Walter me ne riporta le seguenti parole:

Sì, in certi posti come nelle tre isole della Guiana Francese, si fa presto a scordare che sono stati lager dove tagliavano le teste, senza troppi ripensamenti. Io le ho visitate tutte e tre quelle isole, con il kayak e anche a me hanno fatto le stesso effetto. Su una delle tre c'è pure l'Hilton hotel, dove la gente si preoccupa più della propria abbronzatura che di sentire gli spiriti del luogo, che senza dubbio sono numerosi. Stranamente luoghi così, una volta tristi come il lebbrosario di Curieuse alle Seychelles o i tanti lazzaretti, tra i quali ultimamente per me quello di Puerto Mahon alle Baleari, appaiono oggi idilliaci come se riscattassero i tempi in cui non lo erano. Che non esistano gli spiriti dei luoghi, cacciati forse dalla televisione o dalle orde dei turisti, io non ci credo. Mi piace invece pensare che i fantasmi abbiano trovato pace nella natura, così rigogliosa e che si rigenera in continuazione, ma che un animo sensibile e attento riesca ancora a percepirne la presenza tra le rovine e gli anfratti della costa. Spero che ti piaccia Curiapo.


Nicco.

Sunday, 3 March 2013

A swarm of whales


Whales often move about in big groups, so that when you see one of them you should look around to find the other ones.  

Friday, 1 March 2013

Uno Sciame di Balene


Molto spesso le balene viaggiano in gruppi e quando se ne avvista una bisogna guardarsi intorno se ce ne siano altre.