Thursday 20 February 2014

Dalla parte dei più deboli: la poesia di Jean Vigo

Là dove tutte le favole si concludono, inizia la storia di Jean e Juliette. I novelli sposi, all'uscita dalla chiesa, si imbarcano per una luna di miele a bordo della chiatta a motore Atalante. Assieme a Jean, comandante del battello, e Juliette, ci sono a bordo Pére Jules, un vecchio ed eccentrico marinaio ricoperto di tatuaggi e con la passione per i gatti, ed un giovane mozzo.
Si tratta della scena d'apertura dell'unico lungometraggio realizzato da Jean Vigo, L'Atalante (1935).

"Focalizzò la sua lente sulla realtà e la trasformò in fiaba", ebbe a dire Truffaut riguardo il giovane regista, morto a soli 29 anni proprio durante le riprese di quello che diventerà uno dei grandi capolavori del cinema, non solo francese.
Quel che colpisce è senza dubbio la sincerità e la semplicità di questa "piccola storia", che racconta della passione di una giovane coppia e delle difficoltà dei primi momenti di una vita assieme.



La felicità e l'entusiasmo per l'inizio del nuovo viaggio vengono ben presto sostituiti dalla difficoltà per Juliette di adattarsi alla vita a bordo della chiatta; in seguito ad un litigio, la giovane abbandona l'Atalante, attratta dalla ben più stimolante ed interessante aura della città.

Commovente ed allo stesso tempo intensamente sensuale, 
è la sequenza in cui Jean, nel suo letto a bordo della chiatta, 
e Juliette in una camera d'albergo, a chilometri di distanza,
si rendono conto del sentimento e della passione che li lega
e di cui l'improvvisa assenza li ha privati.


Nella sua narrazione Vigo unisce le due maggiori tendenze del cinema dei primi decenni del XX secolo, realista ed estetica, contribuendo in maniera determinante all'affermarsi del realismo poetico.
Figlio degli anarchici militanti Miguel Almereyda1 ed Emily Clero, sesto di cinque fratelli nati da una precedente unione e tutti deceduti molto giovani, Jean visse un'infanzia complicata segnata dall'assenza dei genitori, cresciuto in un collegio, malato fin da piccolo. Unica eredità fu il motto del nonno paterno “Io proteggo i più deboli!”, che Jean mise in pratica nella sua, tanto corta quanto brillante, carriera cinematografica2.
Il lungometraggio L'Atalante venne preceduto dai cortometraggi À propos de Nice (1930) e Zéro de conduite (1933), entrambi caratterizzati dallo sperimentalismo proprio del regista, che però trova piena realizzazione, appunto, ne L'Atalante.



Chi riesce a tenere gli occhi aperti sott'acqua riuscirà a vedere la persona amata

 Jean si tuffa, disperato d'amore, pur di rivedere la sua Juliette. E' la celeberrima scena girata sott'acqua, nella quale la giovane donna appare agli occhi dell'amato, ridendo, in abito da sposa.

Sarà Pére Jules a ritrovare Juliette che, una volta ritornata a bordo della chiatta, potrà finalmente riabbracciare il suo Jean. 
Ora la storia può concludersi come tutte le favole.




Sara





Pseudonimo di Miguel Bonaventure de Vigo, che si scelse questo cognome perché sembrava molto spagnolo, ricordando così le sue radici andorrane, ma anche perché conteneva tutte le lettere della frase: y a la merde!
Truffaut FrançoisThe Films in my Life, Simon and Schuster, New York, 1978 (titolo originale: Les films dans ma vie, 1975) pp. 24, 25, 26 -  traduzione italiana mia.  

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