Sunday 11 December 2011

Quando il cinema non aveva bisogno di parole: Asta Nielsen



Il film sonoro è kitsch!

Il film sonoro è unilateralità!

Il film sonoro è un assassinio economico e spirituale!

Perciò: esigete il film muto e rifiutate il film sonoro!


É questo il messaggio del volantino indirizzato "Al pubblico", che risale con tutta probabilità all'inizio degli anni '30, quando i primi film sonori entrarono nelle sale cinematografiche europee, prendendo lentamente il posto del film muto. Come è noto, i primi film che venivano proiettati nelle sale erano accompagnati da musica, spesso suonata dal vivo da un'orchestra, ma erano assolutamente privi di “parlato”.

Ebbene, la rivoluzione del film sonoro da molti non venne accolta con favore: le potenzialità espressive delle immagini venivano penalizzate con l'introduzione dei dialoghi, la fantasia dello spettatore limitata. Il film diventava uno spettacolo unilaterale.
I talkies, così erano chiamati i nuovi film in America, persero un volto straordinario, quello dell'attrice danese Asta Nielsen. Un volto che, d'altro canto, poteva appartenere solamente al mondo del cinema muto. “Nemmeno il più grande scrittore, il più consumato artista della penna, sarebbe in grado di esprimere a parole ciò che Asta Nielsen trasmette coi primi piani del suo volto”*, commenta il critico cinematografico ungherese Béla Balázs nel suo saggio Theory of the Film (1949).



Asta nacque nel 1881 a Copenhagen e cominciò la sua carriera come attrice di teatro. Il debutto nel mondo del cinema risale al 1910 con il film Afgrunden (“L'abisso”) diretto da suo marito, il regista Peter Urban Gad. La loro unione artistica ed affettiva diede vita ad una trentina di film, nei quali Asta impersona i più diversi personaggi, femminili e maschili; è celebre, ad esempio, il rifacimento dell'Amleto (1921), in cui l'attrice veste i panni del principe danese.

Sarà in Germania, tuttavia, che la coppia troverà fortuna. Conosciuta qui semplicemente come “Die Asta”, l'attrice vide la sua fama crescere velocemente, sull'onda del successo di Afgrunden. Successo, ma anche scandalo; la scena della “gaucho-dance”, nella quale la protagonista intrappola al lazo il suo fidanzato ballando in modo sensuale e provocante attorno a lui, lasciò il pubblico dell'epoca a bocca aperta.



(Non stupitevi della parola “Slut” alla fine: quello che in inglese significa “sgualdrina”, significa in danese “fine”)

Successi e scandali andranno delineando la figura di Asta come seduttrice, come donna dal forte individualismo a dalla marcata personalità, come artista capace comunicare quasi esclusivamente attraverso la forte carica espressiva del suo volto. Un volto che compare in più di settanta film, girati tra il 1910 e il 1932, la maggior parte dei quali prodotti in Germania, e che fa di Asta una delle prime grandi stelle del cinema internazionale.

Nel 1925, in Die freudlose Gasse (“La via senza gioia”), al fianco di Asta Nielsen ci sarà anche Greta Garbo, altra grande attrice scandinava. Se però per quest'ultima l'avvento del film sonoro segnò un passo avanti nella sua carriera, per Asta esso significò la fine della sua esperienza cinematografica. La “diva silenziosa”, così era anche chiamata, si accorse subito che il linguaggio del suo volto non poteva essere adatto al nuovo medium e, dopo aver girato un unico talkie, abbandonò gli schermi per tornare a recitare nei teatri, dove aveva iniziato il suo percorso, nei primi anni del secolo. Pochi anni dopo la comparsa del film sonoro, nel 1936, Asta lasciò anche la Germania, dopo che Goebbels le offrì la possibilità di avere uno studio cinematografico personale, volendo evidentemente sfruttare in questo modo la grande fama dell'attrice per fini propagandistici.

Proprio in questi giorni, mentre stavo preparando questo post (che già da tempo intendevo pubblicare), esce nelle sale italiane The Artist, quest'anno presentato al Festival di Cannes; un film muto ed in bianco e nero in cui il regista, il francese Michel Hazanavicius, racconta proprio del passaggio al film sonoro. É la storia dell'incontro tra un divo del muto, che vede il suo successo tramontare con l'avvento del nuovo film, e un'attrice che invece comincia la sua ascesa proprio nel mondo del sonoro.



Sara


* “Not even the greatest writer, the most consummate artist of the pen, could tell in words what Asta Nielsen tells with her face in close-up” (traduzione mia, e un po' libera...)

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